“Io invece resto quieto e sereno: come un bimbo svezzato in braccio a sua madre,
come un bimbo svezzato è in me l’anima mia” (Sal 131)
Da madre a madre. Così ti guardo Maria e rivivo con te lo stupore del sentirmi abitata dalla Vita, la meraviglia dello scoprire la sapiente saggezza di un progetto di crescita dall’infinitesimo al visibile, dall’abbozzo informe alla splendida realizzazione. Condivido con Te il sentirmi piccola di fronte ad un disegno infinito che comprende mille mutevoli variabilità, tutte abbracciate nell’amore.
Riscopro con Te la bellezza di sentirmi culla abitata da una danza, cuore che parla con un’altro cuore, energia di gioia che trasmette e riceve allegria, protezione materna che riceve senso, ampiezza e forza da un minuscolo batuffolo inerme.
Insieme a te ho contemplato l’abbandono fiducioso e totale dei miei piccoli nelle mie braccia imparando da loro come abbandonarmi all’abbraccio del Padre.
Mi sento come te avvolta nel mistero di non poter mai possedere e comprendere appieno il dono ricevuto, di vivere insieme la gioia e il dolore, la speranza e la paura. Sono stata come te condotta su strade inattese, attratta da una promessa di bene infinito e chiamata a compiti superiori alle mie forze, ma anche sostenuta da ali potenti nelle ore più dure e nebbiose.
Dalla tua materna cura guidata lungo tutta la mia vita, cullata nel pianto, consolata negli smarrimenti, protetta nel pericolo, sostenuta nelle ardue salite. Con te ho gridato di gioia nel vedere i frutti del mio grembo che strillavano la loro voglia di vita, con te li ho affidati al Signore perché camminassero sulle Sue vie.
Sostando con te, Madre, sotto la croce, ho sentito lo strazio che ti abitava e con gratitudine ti ho contemplata divenire madre mia e di ogni altra donna e ogni altro uomo della terra, allargando la tua capacità di amare all’infinito per adempiere la richiesta del tuo Figlio agonizzante : “Donna, ecco tuo figlio”. (Gv 19,26)
Tanto forte è stata questa tua nuova ampissima maternità che dopo la resurrezione hai incontrato il tuo amato Figlio mentre eri in preghiera con gli apostoli, ancora impauriti. E’ solo allora che hai potuto cantare in pienezza di gioia e non più solo nella fedele speranza il tuo Magnificat, al quale oggi mi unisco io assieme ad una infinita schiera di donne e di uomini :
“L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore, ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre”. (Lc 1,46)