Ogni anno ci lasciamo interrogare dall’evento del Natale e chiediamo al Signore di aiutarci a capire più profondamente il mistero della sua venuta tra noi. Il Regno di Dio infatti non si lascia definire, è un mistero da cercar di penetrare sempre di più. Quest’anno ci siamo lasciati provocare dal pensiero di Theobald, che ci è stato presentato in Ottobre a Fonte Avellana e che ci ha stimolati ed interessati. Per lui è centrale la parabola del Seminatore. Rileggendola abbiamo notato che effettivamente il Signore dice ai discepoli: “Se non capirete questa parabola come potrete capire tutte le altre?” Quindi essa è veramente centrale per rivelarci il cuore di Dio, cerchiamo perciò di tenerla nel cuore per comprenderla meglio. Conosciamo bene i quattro terreni nei quali il seme è seminato : la strada, i sassi, la terra con le spine e la terra buona.
La prima reazione è quella di interrogarci su quale tipo di terreno siamo noi, magari distribuendo ad altri l’etichetta dei diversi terreni. Invece in ciascuno di noi, lo sappiamo, sono presenti tutti e 4 i terreni perché la nostra disponibilità alla parola non è costante.
Ma se alziamo lo sguardo possiamo fermarci a contemplare la caratteristica del Seminatore, la sua prodigalità, la gratuità con cui decide di seminare su ogni terreno, l’abbondanza, lo spreco quasi del suo dono. La parabola dunque ci insegna che nel Regno di Dio c’è uno spreco.
Dio semina con larghezza, senza risparmio la Sua Parola in ogni cuore dell’uomo senza fare prima una selezione del terreno adatto, come faremmo noi. Noi ci preoccupiamo dei risultati (perché tanta fatica sprecata? Varrà la pena insistere? Perché tanta generosità a vuoto?), Dio invece ha gioia nel seminare e parla attraverso l’umano. E’ dal profondo del cuore dell’uomo che Dio parla, offrendo la Parola di salvezza proposta alla libertà dell’uomo. Non ci appiccica qualcosa dall’esterno per farci diventare altro , ma abita la profondità del nostro umano. Allora quando l’uomo parla dal profondo della sua verità parla la parola di Dio, cioè la profondità abissale dell’umano è il divino.
“Il Vangelo di Dio (o Dio come Vangelo) vuole raggiungere l’uomo nell’intimo di se stesso, nel luogo dove egli è alle prese con la sfida fondamentale che è il semplice fatto di esistere; vuol rendere possibile in lui la fede nella bontà innata della vita e suscitare così il coraggio di affrontare l’avventura unica della sua esistenza”. Gesù infatti si avvicina ad ogni persona mettendola in contatto con la verità che la abita . Egli dice infatti “La tua fede ti ha salvato”. Non offre un pacchetto di credenze preconfezionato ma ha fiducia che all’interno della persona già abiti il Bene, che va solo aiutato ad emergere. E dopo lascia ogni persona libera di fare la sua strada. Lui semplicemente mette in pratica il discorso della montagna dicendo ad ogni persona “sei beato, sei degno”.
Allora è per questo che avevi urgenza di nascere, Signore, per annunciarci che il Padre è un seminatore esagerato che non ha paura di sprecare il suo seme di vita ma la sparge abbondantemente in ogni terreno, perché il suo cuore è abitato dal desiderio che ognuno scopra e porti a pienezza la potenzialità di vita che già lo abita. Noi ci stupiamo allora di questo Padre che ha fiducia immensa nella fecondità della messe.
Non avremmo potuto comprendere ciò da soli. Era necessario che tu venissi fra noi, Gesù, per ospitarci così come siamo, nelle nostre difficili traversate, e per dirci che ogni essere umano è una storia sacra, una promessa evangelica che verrà mantenuta, al di là di tutto ciò che possiamo immaginare o desiderare.
Allora a qualsiasi terreno apparteniamo nulla, se non il nostro cosciente rifiuto, ci può separare da questa offerta di vita che è già in noi, ci abita, ci sostiene. Davanti a questo presepe che ci manifesta le promesse di Vita del Signore possiamo decidere di accettare questo seme, essere grembo ospitale e lasciarci trasformare da esso; inoltre possiamo acuire il nostro sguardo e diventare capaci di scorgere la Vita che è nelle persone che ci sono intorno. Possiamo decidere di diventare avvistatori di questa Vita presente in ogni persona così da saper esprimere parole di benedizione su ognuno.
Noi che siamo stati accolti da altri che ci hanno sostenuto e incoraggiato nell’attraversare le “soglie” della nostra vita mettendoci in contatto con il Cristo che ci ha ospitati e sanati possiamo a nostra volta scegliere di credere nella Parola di Vita che abita l’altro e aiutarla a germogliare e crescere, in gioia e libertà. Possiamo pronunciare su di lui le parole di benedizione che il Padre ogni giorno gli dice chiamandolo alla vita “ Tu sei prezioso ai miei occhi, sei degno di stima e io ti amo”.
Nel presepe ci sono delle spighe che noi possiamo prendere, scoprendo la parola di vita che è scritta in esse, accettando di farla crescere in noi così che essa ci renda capaci di scorgere in chi ci circonda la Parola che lo abita costruendo una gioiosa armonizzazione delle differenze in una cooperazione fraterna.