2011 – Sono venuto perché abbiano la Vita

Sono venuto perché abbiano la Vita e l’abbiano in pienezza

Come ogni anno mi domando: perché vieni oggi, Signore? E cerco di esprimere domanda e risposta nel nostro presepe. Vediamo i vari elementi che lo compongono:

Deserto

Il presepe di quest’anno è ambientato in un paesaggio piuttosto spoglio, quasi desertico, perchè vuole esprimere che la nostra Storia in questo anno è una storia piena di sete: siamo in un  momento di crisi nazionale e mondiale. C’è una sete di cibo, di acqua, di lavoro, di sicurezza del domani, di dignità, di salute, di casa dove abitare, di convivialità, di condivisione, di solidarietà, di speranza.

La forte sete individuale non deve far trascurare la sete collettiva: interi popoli hanno sete. Alla storia soggiace una sete e un desiderio infinito. Ecco lo scarno paesaggio di rocce, ecco la vegetazione essenziale di piccole piante umili che però sono profumatissime (quest’anno il presepe ha il profumo intenso della tignamica).

Viaggio

Il presepe si sviluppa lungo una strada perchè oggi siamo in viaggio, in cammino, in ricerca. La ricerca di qualcosa di materiale si fonde alla ricerca di significato, di senso della vita, di un futuro di bene per noi e per chi ci vive accanto, di una vita bella e buona e piena. La nostra ricerca si fonde con la ricerca di tante altre persone, il nostro viaggio è comune a interi popoli che oggi sono in marcia alla ricerca di pane, di acqua, di dignità, di un luogo dove potersi fermare al sicuro e al caldo, di una comunità nella quale vivere legami caldi e significativi. L’itineranza è l’espressione del sogno/desiderio di una vita in comunione. In questo contesto abbiamo il compito di stare svegli e rianimare le visioni di tutti, i sogni di comunione di tutti, le speranze di tutti, nei piccoli e nei grandi spazi.

Siamo perciò chiamati ad aprirci al dialogo, a condividere desideri, a ritessere relazioni, a condividere interrogativi, a scoprire e ad amare la sapienza degli altri.

Interrogativi

Gli interrogativi dell’uomo anche oggi sono : Chi sono? Da dove vengo? Cosa fare? Quale è il mio approdo?

Per dare una risposta a questi interrogativi guardo la grotta e  riscopro che non sono solo, ho un compagno di viaggio, un amico che si chiama Gesù. Sono invitato proprio dall’urgenza della mia sete a tenere gli occhi fissi su di lui, a riscoprire come ha agito, come si è mosso, chi ha incontrato e come si è avvicinato agli altri, cosa ha detto, quale è stato il suo approdo. In chi è Lui scopro chi sono io, in quello che Egli ha fatto scopro cosa fare, nel Suo approdo scopro il mio approdo.

Fonte di vita

Per noi uomini assetati dalle mille seti ancor oggi c’è un annuncio di un’acqua viva che disseta che viene dalla vista di un bambino che viene oggi come ogni giorno ad annunciare una Parola che salva, che si è incarnata e continua a incarnarsi, che porta salvezza e speranza di un futuro di bene; questo si può compiere solo nella storia, se la parola-azione di Dio ogni giorno viene accolta  e ridonata, testimoniando una nuova forza di amore. Ecco il senso dell’ACQUA che scorre dalla fonte posta accanto alla grotta. E’ per la venuta di Gesù che a noi può giungere questa acqua, che oggi, ogni istante, mi è offerta come dono di vita.

Chi sono

Nella fontana ci sono delle tessere sulle quali vi è scritto qualcosa di importante per me.

Gesù è nato proprio per questo, per rivelarmi chi sono.

Io sono figlio amato: amato da Dio prima che il mondo fosse.

Io sono desiderato, atteso dalla terra.

Per fare cosa? Per amarla e imparare a vivere come fratello e custode del proprio fratello, per ridonare acqua di vita.

Quale è il mio approdo? Io sono eterno perché la vita che mi è offerta non avrà mai fine, infatti Gesù ha detto “Io sono la resurrezione e la Vita” e “Io sono venuto perché abbiano la Vita e l’abbiano in abbondanza”.

Quindi c’è un dono di Vita da accogliere: ognuno può prendere una tessera dalla fonte per ricordarsi la propria identità e per ricordarsi che è chiamato a far rifluire l’abbondante dono di vita che lo ha raggiunto; nella storia, che è l’unico luogo dove possiamo cercare Dio e costruire un sogno.

Croce

Da dove trae la sua forza l’acqua di vita che sgorga dalla fontana?

L’acqua viva che mi raggiunge ogni giorno trae la sua forza dalla croce di Cristo, che fino all’ultimo, fino a donare anche il suo ultimo soffio di vita, è rimasto fedele al compito di mostrarmi l’amore di Dio. Ecco che allora  nei momenti di buio e di dolore se rimango unito a Lui posso non lasciarmi travolgere, posso non avere timore  perchè Lui  accettando la croce l’ha vinta, ha scelto di consegnarsi incondizionatamente fino alla fine. Nella Croce si incontrano il massimo del male (un giovane che viene ingiustamente ucciso) e il massimo del bene (un giovane che si consegna incondizionatamente al nemico perdonandolo). Il culmine della croce è Dio Padre che risuscita Gesù, è l’acqua mista a sangue che esce dalle ferite di Gesù: acqua di Vita nuova donata a ciascuno di noi in ogni istante. Ecco il significato della piccola croce presente nell’acqua, che le trasmette una vera carica di novità di vita. La croce di ognuno acquista senso solo se è unita alla Sua croce.

Allora è importante fermarsi a guardare il presepe, fermarsi a vedere un Dio che ha scelto la nostra carne. Nulla di ciò che viviamo è lontano da Lui. In ogni fremito della nostra carne è presente Lui. In ogni nostra sete Lui è presente come offerta di vita.

E’ solo nel presente che posso accogliere la parola-azione di Dio che mi viene dal passato, che è divenuta evento e scrittura, che mi è stata testimoniata da persone.

Se accolgo oggi questa parola-azione di Gesù ascolto il suo invito: non temere, sei prezioso agli occhi di Dio, Dio veglia su ogni tuo passo, non cercare sicurezze effimere, abbandonati al Padre con fiducia. Questa è la mia Fede, non  un bagaglio teorico-dottrinale ma un atteggiamento di abbandono fiducioso a Dio in ogni situazione.

Il dono di vita mi è offerto istante per istante perciò è sempre in attesa di essere rinnovato e riaccolto: questa è la Speranza, l’attesa del Dio che viene in ogni situazione e sempre mi offre Vita, anche nelle situazioni di difficoltà e di dolore.

Il dono di Vita che mi è fatto non si esaurisce in me ma chiede di essere lasciato rifluire, di essere ri-donato, ri-consegnato: questo è l’Agape, l’amore, la carità per i fratelli; esso si esprime in giustizia, pace, gioia di vivere, amore gratuito, perdono, condivisione in fraternità, servizio, amore e compassione per la vita e per il dolore, cura di chi incontro per strada e ha bisogno.

Importante è attendere, cercare, avere sete di questo dono, attendere Dio in tutte le situazioni anche quelle più dolorose o difficili “Chi ci separerà dall’amore di Cristo?  Nulla e nessuno ci può separare dall’amore di Cristo” (Paolo in lettera ai Romani).

Grotta

Gesù nasce in una grotta perché nessuno di noi possa dire di essere troppo buio, oscuro, sporco o caotico per non accoglierlo, per non fare spazio alla sua presenza. Lui ha scelto una grotta fredda e insicura. Allora la mia grotta può diventare luce, se imparo ad avere compassione ed amore per la vita e  per il dolore del mondo, se imparo a partecipare alla ricerca dell’uomo, di ogni uomo, a prendermi cura delle mie ferite e delle ferite degli altri. Nella infedeltà, certo, ma nella infedeltà donata a Lui, perché così ottengo la possibilità di ricominciare ogni giorno.

Pareti aperte

La crisi del mondo che viviamo può essere qualcosa di speciale, una prova che diviene la possibilità di rifondare stili comunitari di vita. La mia casa è importante perchè è il luogo dell’intimità, dei rapporti quotidiani, delle relazioni. La mia casa è il luogo della riflessione sul senso della vita, della assunzione delle decisioni importanti. Ma la mia casa è chiamata da questa grotta ad avere pareti aperte, ad aprirsi a vasti orizzonti. Se le pareti e il tetto della nostra casa si fanno più fragili per causa della crisi (anche il tetto della grotta è leggero e fragile e le pareti si aprono agli spazi esterni) è per dare l’occasione di aprire il nostro orizzonte, di aprirci agli altri, di scoprire le seti degli altri e i cammini degli altri. Negli spazi quotidiani possiamo allargare la mente e il cuore; possiamo rientrare in noi per aprirci e ricomporci in armonia; possiamo riscoprire la comunione come possibilità lenta di tessere rapporti. Nella nostra casa possiamo stare dentro allargando gli spazi: è questo che ci dona molta gioia. Dalla casa possiamo uscire per rimetterci in viaggio con tutti gli altri uomini che sono in ricerca.

Altri pozzi

Il mio sguardo ora può allargarsi e scorgere che ci sono anche altri pozzi dove scorre l’acqua di vita perché lo Spirito non si lascia ingabbiare; perciò saprò con attenzione e rispetto cercare, scorgere e accogliere altre possibilità e modi di rispondere alle infinite seti degli uomini, dialogando con altre culture e con altre religioni, imparando a stupirmi anche della sapienza che non mi appartiene, perché la sapienza sgorga imprevedibile e abbondante, basta saperla cercare e vedere..

Le canne

Delle canne  bordano il presepe e si slanciano verso il cielo. Sono il simbolo delle qualità amate e vissute da Gesù: l’umiltà, la docilità, la mitezza, la semplicità. Queste qualità se amate e ricercate ogni giorno possono essere per noi come la scala di Giacobbe, che unisce terra e cielo.

Fiori

Questi fiori posti sul confine del cielo ci ricordano qual’é il sogno che Dio ha su ognuno di noi : piccoli semplici multiformi fiori sbocciati al loro pieno splendore nelle sue mani. Dio vuole portare a pienezza, a splendore e armonia tutte le qualità che ha posto in ciascuno di noi, perciò ci dona abbondante la sua acqua di vita. Ha già portato a pienezza i nostri cari che ci hanno preceduto e che ora ci aspettano e ci sostengono nel nostro viaggio verso la fonte che disseterà ogni nostra sete riempiendo di gioia pura inappannabile il nostro cuore.

Buon viaggio a tutti e grazie per il dono di grazia che ognuno di voi è stato per noi !!!