In questo arazzo dedicato alla natività ho voluto porre Maria e Giuseppe uno di fronte all’altro, capaci di scoprire in sé, tramite gli occhi innamorati dell’altro, la scintilla divina che lo abita. Ed è nelle loro mani intrecciate ed accoglienti che Dio trova la culla per custodirlo nell’amore e per essere offerto come luce capace di vincere tutte le nostre tenebre. A questa grotta/tenda arriviamo carichi della profondità del nostro buio, che dobbiamo posare, come pietre pesanti, per esporlo alla sua luce. A quel bimbo indifeso ma pieno di una vita che sgorga perenne possiamo donare ogni nostro dolore, ogni dubbio, paura, incertezza, indecisione, doppiezza, solitudine, ed insieme offrire la nostra allegria, la nostra piccola capacità di amare. Tutto egli accoglie e lentamente trasforma. Sulla soglia della grotta un giardino accogliente che offre ristoro; si intravedono fiori che fanno intuire un delicato profumo. …
Questo arazzo custodisce un segreto: sul lato posteriore ho tessuto lo sfondo della grotta con tonalità degradanti dallo scuro fino al massimo chiarore attorno al bambino; si è venuta così a formare un’immagine non pensata prima, accolta come dono inaspettato, che suggerisce un ostensorio.
E’ lì, nel pane eucaristico, che assieme al pane della Parola ci nutre ogni giorno, che rimane viva ed efficace la presenza del Dio che ha scelto di essere per sempre con noi. Se noi ci esponiamo a questa presenza vitale, a questa luce, lasciandoci attraversare da essa nelle nostre oscure profondità, essa ci trasforma, ci lavora dentro conformandoci al progetto di bene, gioia e pienezza secondo il quale siamo stati pensati da sempre; essa ci renderà capaci di porgere le nostre mani a chi ci circonda per costruire un’immensa rete di sostegno, solidarietà e comunione.
Così potremo realizzare le Parole di Paolo :“ Voi siete, davanti a Dio, il profumo di Cristo” (II Cor,2).