“Non temere, Abram. Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande” Rispose Abram “Signore Dio, che cosa mi darai? Io me ne vado senza figli e l’erede della mia casa è Elièzer di Damasco..ecco, a me non hai dato discendenza e un mio domestico sarà mio erede” Ed ecco gli fu rivolta questa parola dal Signore : “Non sarà costui il tuo erede, ma uno nato da te sarà il tuo erede” Poi lo condusse fuori e gli disse: “ Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle” e soggiunse “Tale sarà la tua discendenza”. Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia. (Gen 15,1)
Questo arazzo è stato un lungo percorso di ascolto della parola. Più che il risultato finale sono stati importanti i progressivi momenti di avvicinamento al cuore del lavoro. Far scaturire il susseguirsi di onde di sabbia che seguono il percorso di luci ed ombre della nostra vita, senza riuscire a immaginare come rendere i cinque affascinanti personaggi. Una sfida difficile è già stato il realizzare la tenda , che ho voluto vestire come fosse un talit ebraico, velo di preghiera e segno della benedizione di Dio su chi si rivolge a Lui in preghiera. Il talit è usato nelle celebrazioni sponsali come segno della benedizione di Dio sugli sposi, sulla loro casa, su tutti coloro che la abitano. Mi è sembrato perciò particolarmente indicato per la dimora di Abramo e Sara sui quali si è posata la benedizione di Dio per giungere poi a tutti gli uomini.
“Abramo dovrà diventare una nazione grande e potente, ed in lui si diranno benedette tutte le nazioni della terra “ (Gen 18,18)
La figura di Sara è stata la prima ad essere realizzata, ed è stata successivamente modificata fino all’ultimo. E’ una persona che ho sentito vicina e da valorizzare. Mi ha coinvolto molto il suo desiderio di maternità così a lungo deluso, che ho incontrato molte volte in altre donne. La sua mano alzata mi mostra la scorza di amarezza incredula di cui si è rivestita per difendersi, così dura ad aprirsi all’annuncio di speranza. Fortunatamente tu, Signore, non ti lasci fermare dalla nostra grigia sfiducia. Il suo riso amaro si trasformerà in riso di gioia.
Abramo è stata una figura più facile da realizzare, nella sua maestosa solidità, anche se molti particolari hanno avuto una vita sofferta. Ho desiderato cogliere la sua apertura all’incontro e alla condivisione e insieme la sua pronta energia fattiva.
Le tre persone angeliche che impersonificano la Trinità certamente sono state le più difficili a realizzare. I loro volti indefiniti vogliono trasmettere l’inarrivabilità del mistero divino. Il Padre è riconoscibile per il manto tutto dorato, lo Spirito Santo per l’inserto di piuma bianca che trasmette la dinamicità della vita divina. L’abito del Figlio comunica la duplice natura divina (Azzurro) e umana (Rosso) presente in lui; la sua mano benedicente è al centro della spirale dorata che esprime la benedizione divina e che si innalza verso l’alto, oltre il cielo, facendo intravedere sia l’ampia distesa di sabbia sulla riva del mare sia quel cielo stellato che sono l’annuncio della una innumerabile posterità in cui si materializzerà la promessa divina.
Il desiderio di Dio di farsi prossimo all’uomo per condividerne dolori e gioie espresso nell’arazzo si è poi naturalmente sviluppato nel coglierne l’affinità con la nascita di Gesù a Betlemme e così l’arazzo ha trovato la sua collocazione nel presepe là dove tetto della grotta sono divenute innumerevoli stelle che ci parlano del susseguirsi di generazioni da Abramo a Gesù per poi arrivare fino ad oggi; giungiamo così a scoprire che anche noi facciamo parte della posterità annunciata più di quattromila anni fa e siamo oggetto della Benedizione di Dio che possiamo a nostra volta moltiplicare annunciando ad ogni uomo che è amato, atteso, invitato ad un banchetto di festa eterna.