Difficile prova deve affrontare Abramo: fidarsi di Dio che gli chiede di offrirgli la vita di Isacco, il figlio amatissimo a lui promesso dal Signore quando lui e Sara erano già anziani. Si mette in viaggio verso il monte col cuore stretto dall’angoscia: come può il Signore chiedergli di rinunciare al figlio che gli aveva dato una gioia così grande? Sono in gioco due amori profondi: quello verso il Dio sulla cui parola si era messo in viaggio lasciando la sua terra e quello verso il figlio del sorriso nato dopo tante lacrime. Abramo si fida della parola del Signore, si affida alla sua volontà. Quando sta alzando la mano sul figlio un angelo lo ferma : il Signore non vuole la morte. L’angelo custodisce e protegge non solo il figlio, ma la relazione fra padre e figlio. Custodisce la fiducia del figlio nell’amore del padre. Svela il cuore del Padre, Signore della vita, che non può volere altro che la vita e la gioia dei suoi figli. Custodisce anche la nostra (poca) capacità di affidarci alla volontà del Padre.
Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: “Abramo!”. Rispose: “Eccomi!”. Riprese: “Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va’ nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò”.
Abramo si alzò di buon mattino, sellò l’asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l’olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato. Il terzo giorno Abramo alzò gli occhi e da lontano vide quel luogo. Allora Abramo disse ai suoi servi: “Fermatevi qui con l’asino; io e il ragazzo andremo fin lassù, ci prostreremo e poi ritorneremo da voi”. Abramo prese la legna dell’olocausto e la caricò sul figlio Isacco, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutti e due insieme. Isacco si rivolse al padre Abramo e disse: “Padre mio!”. Rispose: “Eccomi, figlio mio”. Riprese: “Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov’è l’agnello per l’olocausto?”. Abramo rispose: “Dio stesso si provvederà l’agnello per l’olocausto, figlio mio!”. Proseguirono tutti e due insieme.
Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l’altare, collocò la legna, legò suo figlio Isacco e lo depose sull’altare, sopra la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: “Abramo, Abramo!”. Rispose: “Eccomi!”. L’angelo disse: “Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito”. Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l’ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio. Abramo chiamò quel luogo “Il Signore vede”; perciò oggi si dice: “Sul monte il Signore si fa vedere”. (Gen 22,1-14)