“Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme: egli non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca; insultato, non rispondeva con insulti, maltrattato, non minacciava la vendetta, ma si affidava a Colui che giudica con giustizia. Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia;
dalle sue piaghe siete stati guariti.” (1 Pt 2, 21-24)
E’ facile porre gli occhi su Gesù trasfigurato, che si mostra a noi nello splendore di Figlio di Dio, molto più difficile è fermare lo sguardo su Gesù crocifisso nel momento in cui rivela fino a che punto ama ognuno di noi, fino a donare la sua vita. Faccio fatica ad entrare nella profondità del mistero della croce, misurare la profondità delle sue parole:
“Nessuno ha un amore più grande di questo: Dare la propria vita per i propri amici” (Giov 15,13)
Lo smarrimento che prende a vederlo immobilizzato, prigioniero della cattiveria e della vigliaccheria dell’uomo, mi fa interrogare su quali sono i tradimenti che faccio io stessa, sul mio modo di abbandonarlo.
“Allora i discepoli lo abbandonarono e fuggirono tutti” (Mc 14,50)
La mia esperienza della sofferenza è stata accompagnata da rifiuto, rabbia, smarrimento, paura , senso di abbandono.
Anche tu, Signore Gesù, ti sei sentito abbandonato dagli uomini e da tuo Padre: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mt 27,48), eppure anche in quella oscurità e solitudine sei stato capace di ri-abbandonarti alla Sua volontà, attraversando l’esperienza della sofferenza dandole il senso del dono in pienezza.
Ho dovuto anch’io fare un timido tentativo di offerta quando il dolore sovrastava ogni mia possibilità di sopportazione; allora l’unica via d’uscita è stata il porre la mia testa sulla tua croce, unire la mia sofferenza alla tua, donartela senza più pretendere di capire. Così ho potuto fare esperienza della tua consolazione, che non toglie il dolore ma la ribellione e l’amarezza che l’accompagna.
“Voi sarete allattati e portati in braccio, e sulle ginocchia sarete accarezzati.
Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò “ (Is 66,12-13)
Lo spirito di consolazione che tu hai effuso sulla croce continua a sgorgare dal tuo costato ogni giorno e offre la possibilità di trasformare le nostre mille morti in possibilità di vita nuova.
Ho tessuto fili di luce e d’oro che si mescolano a fili di sangue per significare che tu puoi fare sintesi fra croce e luce. Con la tua fiducia totale e incondizionata nel Padre tu ci insegni a credere al suo amore per noi in qualunque situazione. Tu ci insegni la possibilità di attraversare la sofferenza affidandosi al Padre, di aprire un varco alla sua Vita che ci chiede di passare anche attraverso la morte.
“Se noi moriamo con lui, con lui anche vivremo;
se perseveriamo, con lui anche regneremo;
se lo rinneghiamo, lui pure ci rinnegher
se siamo infedeli, lui rimane fedele,
perché non può rinnegare se stesso”. (2 Tim 2,11-13)