Natività 1

La luce splende nelle tenebre”

Tanto tempo è passato da quella promessa fatta ad Abramo, da quella benedizione che voleva riversarsi su tutte le nazioni della terra. Finalmente dalla casa di Davide scaturisce una salvezza potente che realizza il disegno di misericordia del signore annunciato ai Padri ed ora prende carne in un fragile bambino. Nel cuore di tante generazioni di uomini è stata custodita l’attesa nel buio fitto di un succedersi di violenza, dolore, disperazione, paura, incertezza, tradimento. Anche oggi quando il buio avvolge la nostra anima, quando la paura l’attanaglia, quando il dolore la devasta, quando non si scorgono prospettive di speranza, un grido sale al Signore dal nostro profondo, che può far proprie le parole del Salmo 130 che preghiamo nei Vespri del Natale:  Dal profondo a te grido Signore, Signore ascolta la mia voce. Siano i tuoi orecchi attenti alla voce della mia supplica(Sal 130)

Il salmo esprime tutta la nostra attesa vibrante per una luce che ancora non si può intravedere nell’orizzonte oscuro. Il nostro grido raggiunge Dio: “La preghiera del povero sale agli orecchi di Dio… attraversa le nubi né si acquieta finché non sia arrivata, non desiste finché l’Altissimo non sia intervenuto(Sir 21 e 35)

Così nel nostro profondo tenebroso il Signore sceglie di scendere facendosi uomo, mescolandosi con noi fragili peccatori, assumendo la nostra carne, la nostra fragilità, le nostre limitazioni di creature. Non ci ha concesso solo il perdono dall’alto, mantenendo le distanze, ma é sceso nel profondo dell’uomo per salvarlo dal basso, per donarci, oltre al perdono, la sua bontà, la redenzione: “Con te è il perdono….con il Signore è la bontà…Grande con lui la redenzione (Sal 130)

Ecco quindi che nella nostra storia desolata, che sembra non trovare mai forza sufficiente per opporsi al male costruendo il bene, si è inserita silenziosamente e quasi inavvertitamente una nuova energia propulsiva in sembianze indifese di un bimbo che ha avuto bisogno dell’amorosa accoglienza di mani tenere e forti, di attenzione e cura, di un amore saldo e tenace fra un uomo e una donna che hanno saputo costruire uno spazio di docile disponibilità a Dio. La scelta di una presenza non contrassegnata dalla forza e dalla potenza ma dalla inerme fragilità ha lasciato anche lo spazio ad un possibile rifiuto : “Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non l’ha riconosciuto. Venne fra i suoi e i suoi non l’hanno accolto(Giov 1)

Solo la sua fragilità ha potuto assumere su di sé ogni nostra fragilità donandole una luce di speranza, inserendo nella nostra storia arida una sorgente zampillante di vita nuova! L’incarnazione può avvenire anche in noi quando apriamo un varco nel nostro buio , apriamo il cuore al dono di luce che Dio desidera darci.

A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare Figli di Dio, a quelli che credono nel suo nome, i quali , non da sangue né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità… Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia

Per vedere la sorpresa contenuta nel retro dell’arazzo, andare alla pagina seguente