Questo arazzo vuole esprimere l’azione dello Spirito Santo che ci è donato per fondarci in Cristo e rimanere stabilmente in lui. Nasce in un momento di prova nel quale riprendo in mano il testo di Antonia (Tronti) “E rimanendo lasciati trasformare”. Esso muove mente e cuore: così comincia ad apparire l’immagine della vite-Gesù e a risuonare l’invito a “rimanere” in lui. Agente di questo “rimanere” è lo Spirito Santo.
Scrive Antonia a pag 99: “Gesù Cristo fiume attraverso il quale scorre in noi l’acqua pura dello Spirito… E da Lui imparare a rimanere nel Padre come Egli vi rimane. Lui costantemente proteso verso, direzionato, orientato al Padre. Come i discepoli protesi verso di lui, lui proteso verso il padre. E dunque anche noi come lui. In questo, il suo e il nostro rimanere. In questa costanza di direzione/ tensione che è fermezza ma non fissità bloccata. E che consente il movimento in libertà pur senza pericolo di dispersione. Vita con un centro. Fluttuante vita, ma sotto la legge liberante della permanenza. Che dunque anche ci stimola e ci esorta ad una risposta sempre creativa. Perché dinamicamente inseriti nel flusso. Perché dentro la permanenza di un appello che è il solo a cui si debba obbedienza. Non a leggi. Non a prescrizioni. Ma alla costanza di un’attrazione. Riecheggiare mai spento in noi di quella prima voce”.
Lui la vite dentro cui scorre silenziosa la linfa vitale di cui noi abbiamo estremo bisogno. Coinvolti in molteplici azioni tutte unificate dall’orientamento del cuore a Lui. Scoprendolo presente in ogni situazione : Lui gioia, grido, domanda, provocazione, apertura, pienezza di dono. Quei tralci scorrono veloci a trasmettere la sua linfa, poi esploderanno nei grappoli inattesi, dolci, profumati. Per ora presenti solo nell’immaginazione e nel desiderio.
Il canto sussurrato accompagna la tessitura.
“Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene e dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito” (Gv 3,8).
Lo Spirito infatti non si impone con forza, ma spinge dolcemente dall’interno, attrae, suscita desiderio, infonde forza ed entusiasmo, a volte ci accompagna nel semplice restare, fermi ma saldi, sotto il peso della prova, talora muove i nostri passi incessantemente, affina la nostra vista aprendoci capacità di sintonia e di intesa con l’altro. Sostiene l’azione delle nostre mani nell’aver cura di chi ci sta intorno, a volte solo canta nel cuore con noi un salmo od un’antifona infondendo coraggio per affrontare le difficoltà. Appena è possibile, talvolta a tarda sera, guida le mie mani a far scorrere i fili che lo raccontano. E’ una disparità enorme fra quel che vorrei disegnare e ciò che realizzo, ma l’importante è farlo con amore e tenerezza, convinzione e speranza.
Il cielo sale lentamente: il filo è sottile, richiede grande pazienza e dilatazione del cuore per far riecheggiare il dolce invito a “Rimanere in”.
“ Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite e voi i tralci . Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto” (Gv 15)
Il cielo fa da sfondo alla mia vite con i tralci: per ora non è tempo di disegnarvi i frutti. Bisogna attendere, vegliare, sperare, custodire la vita donata.
“Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi, rimanete nel mio amore” (Giov 15,9).
Ed io rimango, accogliendo il travaglio della vita che si riflette nelle difficoltà della tessitura. Rimango sempre attenta alle necessità e alle domande della realtà intorno a me e parallelamente attenta a custodire la Parola. Resto pienamente nella vita custodendo una presenza. Attraverso la sofferenza mia e di chi mi sta intorno mantenendo accesa la fiammella che invita a rimanere nel suo amore. A quella tenue luce tutto cambia prospettiva. Lentamente si dissolvono paura e rabbia, stanchezza e indecisione. Tutto viene fatto insieme a Lui, tutto affidato a Lui quando l’incertezza è estrema. Tutto è ricevuto dalle sue mani e ricamato di canto, ora pesante, ora lieto. Ecco che posso tornare alla vite, con i suoi rami spogli, e preparo grappoli di cristallo a suggerire i frutti e fili di rame ritorti e foglie all’uncinetto a rivestire il legno nudo.
“ Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga. In questo è glorificato il Padre mio, che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli” (Gv 15, 16).
Il rimanere in Cristo, nostra vite e nostra vita, ci dona la forza di relazioni ogni giorno rinnovate nell’accoglienza e nell’amore. Finalmente è il tempo di sottolineare la dinamicità dello Spirito, contornando la spirale bianca che proviene dal Sole/ Padre con la piuma bianca che poi va a rivestire anche gli sprazzi di luce nel cielo che simboleggiano i doni dello Spirito.
Guardando l’arazzo ci scopriremo percorsi da quella linfa vitale, avvolti da quell’abbraccio dello Spirito che ci aiuta a rimanere in lui, ogni giorno in lui, in ogni occasione in lui e nel suo amore che unisce vitalmente le tre persone divine e che ci attira ad entrare ogni giorno nella loro armonia trinitaria per permettere ad essa di permeare ogni nostra realtà. La vite, ben radicata nel terreno, ci ricorda il mistero dell’incarnazione, di un Dio che vuole condividere tutto con noi. Il sole ci ricorda Colui che è all’origine di tutto e tutto ricrea e sostiene ogni giorno. Il soffio bianco ricorda al nostro cuore che non siamo soli, ma avvolti, sostenuti, abbracciati da una potenza vitale che ci trasforma secondo il progetto di bene, pienezza ed armonia, perché possiamo finalmente diventare figli nel Figlio.
“ Dio è amore, chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui”