Quando abbiamo iniziato a pensare al presepe di quest’anno ci siamo fermati intensamente di fronte alla immagine della Visitazione di Maria a Elisabetta: quella è la prima manifestazione della presenza di Gesù sulla terra. La comunicazione particolare vissuta da queste due donne vuole estendersi oggi anche a noi. Facciamoci spazio per accogliere questo dono di comunicazione, di relazione, questa via che esse hanno aperto perché noi la potessimo percorrere. Loro che si sono comunicate Dio in quell’abbraccio raggiungono ora anche noi e ci portano dentro quell’abbraccio per farcene cogliere l’intensità.
Perché Maria si reca da Elisabetta? Non è sufficiente pensare che volesse aiutare la cugina. Se si comprende la profondità del turbamento di Maria, il lungo percorso interiore che essa ha dovuto fare per aderire alla proposta dell’angelo, si vede come naturale che lei desideri avere la conferma delle parole che danno come segno l’avvenuto concepimento di Elisabetta. In mancanza di telefonino, l’unica possibilità è mettersi in viaggio. Le parole che l’hanno raggiunta sono incredibili, rompono i suoi schemi, i suoi progetti, le sue aspettative. Per amore del Signore aveva deciso di rinunciare alla possibilità di avere figli e ora dallo stesso amore le è richiesto di generare, facendo entrare in confusione anche Giuseppe, rischiando lei stessa di essere lapidata. E’ naturale che abbia bisogno del conforto della cugina, anche lei raggiunta dalla capacità di Dio di oltrepassare l’impossibile. Due donne scosse dalle loro aspettative si sostengono a vicenda nella fede.
Sono due donne che mostrano che l’adesione a Dio non è solo di testa, ma è di ventre accogliente, di corpo che consente ad aprirsi, a fare spazio, a essere abitato dall’inedito. Queste due donne ci mostrano che mente e corpo non vanno per due strade separate, ma entrambi possono essere raggiunti e trasformati dalla novità di vita. E’ una novità che fa tremare tutta la persona, perciò c’è bisogno di un abbraccio, di uno sguardo che resta fisso in un altro sguardo per attraversare le nebbie del dubbio e del timore per approdare ad un porto di gioia. Anche questo approdo di gioia non è mentale, programmabile, scontato. E’ un dono gratuito, una sorgente interna che sgorga dal fremere della vita nascente. Bisogna essere attenti alla presenza dell’altro per coglierne il dono. Bisogna saper dare significato pieno alla danza che ci abita, risvegliandoci a consapevolezza che l’impossibile di Dio si può realizzare in noi anche dopo dolorose esperienze laceranti che sconvolgono le nostre aspettative. La danza in Elisabetta scaturisce dall’ascoltare la voce di Maria: Quanto è importante saper ascoltare nell’altro la voce di Dio che ci parla!Ecco cosa desidera ardentemente Dio nel donarci la Sua Parola: desidera far nascere in noi la gioia!
In Maria ed Elisabetta è lo sguardo che trasmette il palpito interno di gioia, ancor prima e ancor più delle parole che cantano le meraviglie che compie il Signore nell’uomo. In alcune situazioni ci si può parlare solo attraverso lo sguardo. E’ bello che in questo incontro tanti sensi siano coinvolti: l’udito, la vista, il tatto, la voce… Queste due donne ci richiamano alla coscienza di quello che siamo: carne chiamata a partecipare in pienezza alla gioia dell’Amore divino, che non chiede altro che di essere accolto e trasmesso. Ci richiamano a comprendere il progetto che il Bene ha su di noi così che noi gli lasciamo spazio per attraversarci e diffondersi intorno. Ci richiamano alla fondamentale importanza della relazione: quell’abbraccio è scambio di timore, trepidazione, speranza, gioiosa certezza, forza per affrontare la durezza sempre intrecciata alla gioia. Nel calore del nostro abbraccio possiamo manifestare che riusciamo a intravedere nell’altro il dono di vita particolare che Dio gli ha affidato.
Due volti protesi l’uno verso l’altro per afferrare scintille dell’Eterno e per scambiarsele con gioia. A questo siamo chiamati noi, a tessere relazioni di offerta e di richiesta, di scambio nella verità di una Vita non nostra che ci è stata donata. Così che ogni nostra relazione possa essere culla dove l’eterno può nascere, in tempi e modi imprevedibili, inattesi sconvolgenti. Così che nei contatti semplici e quotidiani che costituiscono giorno dopo giorno la trama della nostra vita possa rilucere inattesa e splendente un’altra trama. Così che almeno qualche volta si possa intravedere che questo filo splendente che talora balugina fra le nostre opacità non è casuale e fugace occorrenza ma è annuncio dell’essenza della nostra vita, il suo valore, il suo scopo. Quel filo splendente infatti è connesso e collegato ad un’altra trama che solo Dio conosce e tesse, che unisce noi con coloro che già sono stati prima di noi e con coloro che verranno dopo. C’è un’unica trama in cielo e in terra ed il suo nome è rivelato oggi a noi nella danza di quel bambino nel grembo di sua madre, il suo nome è Gioia di Vita Eterna. Questo vuole comunicare la trama di fili che costituisce le pareti della capanna. Quindi casa di Dio, la dimora che Lui ha scelto è la trama dei nostri incontri quotidiani dove si incarna la salvezza che Lui è venuto a portare. Non è una salvezza che coinvolge solo pensieri, i programmi, idee. E’ una salvezza che coinvolge armonicamente tutta la nostra realtà.
Il nostro corpo è l’unica possibilità che abbiamo perché questa nostra vita diventi eterna. Anche se viviamo solo per un frammento di tempo, pure tramite questo frammento di tempo possiamo entrare nell’eterno. Maria assunta in cielo ci annuncia che tutta la nostra storia è destinata ad entrare nell’eterno. Ne abbiamo già un’anticipazione in tutti quei momenti in cui la nostra vita si è intrecciata con quella di altre persone scambiando scintille di bene. In quei momenti la relazione ci rivela gli uni agli altri, rivela la nostra identità profonda. Abbiamo cercato di esprimere questo nei fili dorati che fanno da collegamento fra la trama celeste e ogni luogo che abitiamo nella comunione. Quante annunciazioni abbiamo ricevuto dall’incontro con i nostri fratelli! Sono momenti che resteranno in eterno perché in essi è stato presente il Signore. In Dio non verrà perso nessun abbraccio di comunione che abbiamo vissuto. Per la Sua presenza in noi tutto ciò che abbiamo vissuto nell’incompiutezza sarà portato a compimento nella gloria. Non c’è gloria staccata dalla nostra vita da quando l’Eternità è entrata nel tempo nel corpo di Maria. Ella stessa è divenuta dimora di Dio e ha accolto in sé suo Figlio e tutti noi, facendoci entrare nella trama della Vita che non muore mai. C’è un’unica trama che tesse Dio stesso e unisce terra e cielo, passato presente e futuro. Ora che siamo in Cristo accolti in Maria lo Spirito dimora in noi e agisce costantemente perché la creazione arrivi al compimento, perché noi diventiamo pienamente figli di Dio, totalmente accoglienti perché totalmente accolti, totalmente donati perché totalmente riempiti del Dono.
Maria che si è fatta terra disponibile a lasciarsi creare e ricreare ci può insegnare a cogliere la vita dello Spirito che si muove dentro di noi e come in una danza ci conduce alla pienezza della vita.
Dolce fanciulla che accettasti di cambiare il tuo progetto di vita per accogliere il nuovo progetto che Dio aveva su di te, aiutaci ad avere occhi penetranti per scorgere che all’interno delle nostre relazioni apparentemente semplici e quotidiane la Sapienza Eterna è al lavoro per darci un dono di grazia e di gioia che chiede la nostra partecipazione per effondersi come nuovo profumo a tessere quell’unica trama che coinvolge cielo e terra e ha nome shalom!