Un desiderio profondo abita ogni uomo: incontrare Dio, ascoltarlo, parlargli, interrogarlo. Questo desiderio è solo una pallida eco del desiderio ardente che abita il cuore di Dio: Lui per primo desidera percorrere le strade di ogni uomo, abitare le gioie e le miserie di ogni casa, trasformare i nostri pianti in gioia ridente, corrispondere ai nostri desideri profondi, riempire di vita le nostre aridità.
Abramo e Sara alle querce di Mamre ci insegnano che Tu desideri camminare con l’uomo e la donna, abitare la loro dimora, essere ospitato dalla loro relazione così da generare vita in essa. Tu vieni ad incontrarci in modi e tempi inaspettati, nelle necessità di viandanti pellegrini stanchi, affamati e assetati, di cui possiamo decidere di aver cura con sollecitudine come Abramo. La sua prontezza nel rispondere alle esigenze di chi incontra ha molto da insegnare alle nostre prudenti ritrosie; la sua capacità di condividere cibo, ma soprattutto il tempo, lo spazio, l’apertura del cuore invita tutti a trovare modi personali e quotidiani di accoglienza festosa.
Ma non è solo la sua virile operosità ad attirarmi. C’è quella presenza in disparte, seminascosta nell’ombra che mi attira e mi insegna che sei Tu, Signore per primo a venirci a cercare e ad accoglierci nelle nostre fragilità, nella nostra stanchezza, nella nostra disillusione, nei nostri rapporti sterili. Sara si è ormai rassegnata a non poter avere figli; le sue attese, le sue speranze, i suoi progetti sono stati delusi ed ha esaurito tutte le sue lacrime: vede chiuso il suo futuro. E’ a lei che, attraverso Abramo, vuoi giungere, Signore. E’ in lei che vuoi compiere il miracolo della vita, della gioia, del compimento delle attese e speranze. E’ nelle nostre case vuote di gioia che Tu, Signore, vuoi far scaturire novità di vita. E’ delle nostre fragilità che vieni ogni giorno a prenderti cura.
E mentre Abramo offre acqua, carne, pane, Tu, Signore rinnovi la speranza di nuovo ricominciamento a due vecchi disillusi. Neanche il nostro riso incredulo ti scoraggia, Signore, dal compiere la tua parola. E mentre Abramo intravede una innumerevole discendenza, come la sabbia del mare e come le stelle del cielo, il grembo di Sara si apre ad una insperata e sorprendente presenza di vita. Sembra che ti piaccia, Signore, sorprenderci con la tua offerta di vita, come hai fatto con Maria e Giuseppe. Il desiderio che ti abita ti ha spinto a cercare un grembo di madre capace di accoglierti, custodirti, coccolarti, sostenerti, guidarti. Tu hai voluto assumere la nostra carne per raggiungere ogni uomo, condividerne la strada. Tu hai voluto annunciarci che ognuno è amato, atteso, invitato ad un banchetto di festa eterna nella quale potrà entrare rivestendosi di Te. Tu ti sei offerto come pane di vita perché ogni vita potesse avere una speranza.
Chi visita questo presepe è invitato a porre nella culla del Bambino un chicco di grano che esprime il desiderio profondo che lo abita. Tu, Signore, saprai accogliere tutti questi chicchi e trasformarli in pane di vita condiviso che estenda a tutti la benedizione che hai espresso su Abramo e Sara, e dalla quale ogni uomo è avvolto e sostenuto.